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Percepire il controllo: l’importanza di sentirsi efficaci

L’essere umano ha bisogno di sentirsi padrone delle proprie azioni e della propria storia personale. Ecco alcuni esempi di strategie utilizzate

Sentirsi efficaci e influenti rispetto al mondo che ci circonda è un desiderio di molte persone. E a ragione, aggiungo. Infatti l’altra faccia della medaglia è una sensazione di impotenza e passività, come se la nostra storia fosse portata avanti da forze che non si trovano sotto il nostro controllo. Così in base al vento ci spostiamo. Questo può risultare frustrante, soprattutto quando si è alla ricerca del proprio spazio e delle proprie ragioni.

A volte escogitiamo tattiche contorte per arrivare a dire: “Sì, questo è tutto merito mio, la fortuna non c’entra un bel niente.”

Oppure arriviamo a sfidare le leggi della logica e facciamo come Nasrudin, personaggio poco conosciuto in occidente ma cardine della favolistica orientale.

Si narra che Nasrudin un giorno stesse buttando briciole intorno alla sua casa.

“Cosa stai facendo?” gli chiesero.

“Tengo lontane le tigri.”

“Ma non ci sono tigri da queste parti.”

“Proprio così. Efficace, vero?”

Percepirsi come protagonisti efficaci

Sì, lo avete capito: Nasrudin è un burlone.

Spesso però, con la sua mordace comicità, ci fornisce assist di meditazione.

Davanti al suo ragionamento infatti l’interlocutore non può dargli torto, nulla dimostra che le tigri non se ne stiano veramente alla larga dalla casa a causa delle briciole.

Tu mi dirai che questo è un inganno bell’è buono. Ma certo! È così che spesso funziona la nostra mente: ci racconta una storia, una versione degli eventi in grado di renderci protagonisti efficaci della nostra vita.

Nasrudin s-ragiona dal momento che noi sappiamo che le tigri non sono spaventate dalle briciole. Ma non è questo il punto. Il punto è percepirsi come protagonisti efficaci della propria storia. E non come passivi.

Le prove del bisogno di percezione del controllo sono sotto i nostri occhi:

  • La preghiera ti purifica
  • L’aglio tiene lontano i vampiri
  • Nominare i santi per trovare parcheggio
  • Incrociare le dita

… e potrei andare avanti. Sono tutte azioni o pratiche che ci danno una percezione di controllo.

Pensiero magico, mente narrativa e scaramanzia tra gli sportivi

Nel mondo degli sportivi, che ho frequentato per anni, la scaramanzia è una pratica molto usata: chi si allaccia le scarpe in un certo modo, chi segue un rigoroso ordine di gesti e movenze nel vestirsi, chi siede sempre allo stesso posto. E possono nascere litigi e zuffe tanto la scaramanzia è presa seriamente.

In un mondo “scientificizzato” l’uomo non rinuncia al pensiero magico tipico delle comunità tribali. Questo perché la nostra mente funziona in modo narrativo: è dentro al racconto che facciamo di noi stessi che cresciamo come persone e individui sociali.

Certo se Nasrudin stesse tutto il giorno, tutti i giorni, davanti casa a spargere briciole, allora potremmo parlare di racconto disfunzionale. Quando la pratica diventa un’ossessione che preclude le normali attività della vita quotidiana, a quel punto, ma solo a quel punto, possiamo parlare di narrazione disfunzionale.

Per questo è importante conoscersi dal punto di vista della narrazione personale e avere consapevolezza di come ci raccontiamo. A noi stessi e agli altri.

 

E tu hai qualche scaramanzia da raccontarmi?

Chi sono

Mattia Marchetti psicologia e storytelling

Questo blog è un luogo dove puoi trovare contenuti sulla psicologia e lo storytelling, oltre ad articoli e interviste che raccontano Ferrara